Agricoltura 4.0, in Italia oltre il 10% delle start-up mondiali
I dati dell’Osservatorio Smart AgriFood della School of Management del Politecnico di Milano.
Circa 300 le applicazioni attive, ma le innovazioni digitali – dalla Internet of Farming all’Analytics –
hanno ancora diffusione limitata tra le imprese tradizionali. Manca la banda larga e scarseggia lo spirito di innovazione.
Le tecnologie digitali stanno già portando l’Italia nell’era dell’Agricoltura 4.0: dai sensori nei campi ai droni per la logistica controllata, dallo smart packaging alle etichette intelligenti, sono oltre 300 le applicazioni di Smart AgriFood diffuse nel nostro paese, dalla fase di produzione e trasformazione a quelle di distribuzione e consumo, e che contribuiscono a migliorare la competitività del settore agroalimentare italiano, garantendo più qualità ai prodotti e ottimizzazione delle filiere.
Tuttavia l’Agricoltura 4.0 in Italia è un mercato da appena 100 milioni di euro, il 2,5% di quello globale: nonostante i benefici in termini di riduzione dei costi, di qualità e resa del raccolto, la diffusione di queste soluzioni è ancora limitata e meno dell’1% della superficie coltivata complessiva è gestito con questi sistemi. E’ quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Smart AgriFood della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net) e del Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia presentati oggi al convegno “Coltiva dati. Raccogli valore. La trasformazione digitale dell’agroalimentare”.
La spinta innovativa più forte alla trasformazione digitale del settore agroalimentare viene dalle imprese di nuova formazione, che potremmo definire “native digitali”, con 481 startup internazionali Smart AgriFood nate dal 2011 ad oggi, di cui 60, ben il 12%, sono italiane.